- La sempre maggiore esposizione alla tecnologia dei bambini li sta portando alla perdita dell’infanzia non consentendo loro di passare tempo all’aria aperta e di stabilire un contatto con la natura;
- In questa preoccupante tendenza parecchie responsabilità sarebbero dei genitori, colpevoli di non avendo protetto a dovere i propri figli dall’influenza del mondo tecnologico.
La tecnologia sta rubando l’infanzia ai bambini. Detto così appare un’esagerazione e un non voler accettare l’idea che i tempi siano cambiati ma in fin dei conti in questa affermazione di esagerato c’è ben poco.
Basta infatti parlare con qualsiasi maestra, in grado di osservare i bambini di questa generazione, per giungere ad un quadro infantile piuttosto preoccupante. I bambini, già alla scuola dell’infanzia, fanno esperienza di strumenti tecnologici (smartphone, tablet) che interferiscono pesantemente con il loro sano sviluppo psicomotorio. Il bambini dai 3 ai 6 anni dovrebbe infatti stare il più possibile all’aria aperta, entrare in contatto con la natura e ascoltare fiabe e persino sperimentare la noia (necessaria affinché si attivino le sue forze creative interiori).
E’ evidente come al giorno d’oggi queste attività non facciano parte, se non in rarissimi casi, dell’educazione del bambino che invece trascorre la maggior parte del tempo in spazi chiusi, giocando con strumenti tecnologici e non naturali, avendo a disposizione un ventaglio di oggetti che di educativo hanno ben poco. Pochissimi bambini oggi sanno arrampicarsi sugli alberi, trasformare una semplice corda in altalena, conoscono il piacere di correre e giocare nelle pozzanghere, di sporcarsi nel fango, di percepire la pioggia come un’ulteriore compagna di gioco e non come un fastidio da cui fuggire rintanandosi in casa. Possono sembrare attività inutili e che portino soltanto a fare qualche lavatrice in più a settimana ma in realtà sono i principi cardine di una sana educazione e dietro ognuna di esse vi sono insegnamenti importantissimi che la tecnologia non può fornire. Ad esempio, un bambino che si arrampica abitualmente sugli alberi sperimenta l’equilibrio, tonifica il corpo, testa le proprie capacità fisiche, affronta la paura e accresce la propria autostima.
Il ruolo degli adulti
Abbiamo dunque dimenticato cosa sia l’infanzia e la sensazione è che in questo i genitori abbiano tutt’altro che un ruolo marginale, ma ne siano al contrario i principali indiziati non avendo protetto a dovere questo fondamentale periodo della vita. Se infatti il bambino non riesce più a vivere l’infanzia nel modo più sano e genuino possibile è perché l’adulto è in uno stato di profonda crisi interiore e non riesce più a prendersi cura di se stesso e, di conseguenza, non può prendersi cura degli altri, tantomeno del complesso mondo infantile che richiede autoeducazione, consapevolezza e fermezza.
E’ necessario, quindi, un profondo momento di introspezione interiore da parte del mondo adulto. Un abbandono di tutte le distrazioni esteriori e un rifiuto di ciò che non appartiene alla natura dell’uomo. E’ l’ora di tornare al centro di noi stessi perché solo così si può pensare di salvare l’infanzia e con essa, la vita intera.
Filippo Navarra