- Altre sette filiali di Bper Banca della provincia di Ferrara sono destinate alla chiusura da fine maggio;
- La protesta dei sindacati: “Ormai i clienti Bper per andare in una filiale o trovare un bancomat devono fare decine di chilometri, per non parlare delle persone anziane, ormai escluse dalla banca”.
Altre chiusure
Il fenomeno della chiusura degli sportelli bancari non accenna a placarsi e riguarda sempre più da vicino la città di Ferrara. Nella provincia estense, infatti, altre sette filiali Bper, due delle quali situate nel capoluogo, sono destinate alla chiusura per questioni legate a costi di gestione divenuti difficili da fronteggiare.
A darne l’annuncio sono i sindacati Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil e Uilca che denunciano “l’ulteriore prova che il progetto industriale di Bper si concretizza e si esaurisce, per il nostro territorio, nella mera chiusura di filiali, con il paradosso aggiuntivo che siamo già alla seconda manovra di questo genere disposta in assenza di un vero piano industriale”.
Tra le filiali che chiuderanno c’è anche l’unica ancora aperta in zona Ztl a Ferrara per un totale di chiusure che ormai supera quelle che rimarranno. A lasciare perplessi i sindacati sono in particolare le motivazioni di questa ennesima serrata di filiali: “È penoso leggere che tra le direttrici di questo taglio dei costi ci sarebbero le sovrapposizioni e le ridotte distanze tra filiali – accusano le organizzazioni sindacali -. Di quali sovrapposizioni si parli non è dato sapere: ormai i clienti Bper per andare in una filiale o trovare un bancomat devono fare decine di chilometri. Delle distanze invece è corretto parlare, ma in senso opposto a quello raccontato da Bper: una persona anziana o non autosufficiente è tendenzialmente espulsa dalla banca. Una banca che sbandiera il suo bilancio sociale e di sostenibilità, nei fatti dimostra di abbandonare la clientela fragile e quella anziana, che è tanta parte della nostra composizione demografica”.
Secondo Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil e Uilca “un’azienda che punta a diventare il terzo gruppo bancario italiano, dimostra di prendere decisioni improntate al puro taglio dei costi, senza conoscere o ignorando scientemente le caratteristiche dei territori in cui è insediata, territori che peraltro le hanno garantito una redditività importante in questi anni. Alla luce di questo, certe scelte appaiono ancora più miopi”.
L’auspicio è che “le istituzioni, la politica locale, le associazioni imprenditoriali e il mondo cooperativo non rimangano più in silenzio. Il tema del credito è un argomento fondamentale per tutti i soggetti presenti nella nostra provincia. Ci auguriamo che il Patto per il Lavoro per Ferrara si riattivi fortemente su queste tematiche imprescindibili per il rilancio del nostro territorio. Se i vertici della politica locale, di quella provinciale e di quella regionale ritengono che i cittadini e le imprese del territorio provinciale meritino la loro attenzione, battano un colpo. Forte e deciso questa volta”.
“Ci aspettiamo un ripensamento”
Sulla vicenda sono interventi anche il presidente della Provincia di Ferrara Gianni Michele Padovani, il sindaco di Ferrara Alan Fabbri e tutti i sindaci della provincia di Ferrara: “E’ netta la contrarietà per iniziative unilaterali che porteranno al taglio dei servizi, che graverà soprattutto sull’utenza fragile, mettendo a rischio i posti di lavoro e penalizzando professionalità. Queste scelte peseranno su un bacino di circa 30mila persone, influenzando negativamente l’accesso ai servizi e la possibilità della loro fruizione. Per queste ragioni, come presidente della Provincia, sindaco del Comune capoluogo, unitamente a tutti i sindaci della provincia, esprimiamo la nostra ferma opposizione alle decisioni autonomamente assunte da Bper banca, che intende procedere a una ulteriore riduzione di sette sportelli dopo che dal 2017 ha sostanzialmente dimezzato la sua presenza territoriale. Una banca che chiude crea un vuoto di servizi, soprattutto nelle aree più isolate. E questo grava, innanzitutto, su chi ha difficoltà di spostamento, anziani in primis. Inaccettabile inoltre è anche la modalità con cui sono state assunte queste decisioni: senza alcun coinvolgimento territoriale, senza interpellare le istituzioni, senza alcuna apparente motivazione visto che le filiali sono, come sottolineano i sindacati, quasi tutte in bonus e certamente rappresentano presidi in bacini storici. Ci aspettiamo un ripensamento da parte dell’azienda e scelte diverse, che tengano conto delle esigenze dei territori e che siano rispettose del lavoro e dei servizi”.
Filippo Navarra