- A poche ore dalla messa in scena dello spettacolo “Il Lago dei cigni” da parte della compagnia Ukrainian Classical Ballet, il governo ucraino ha imposto il divieto ai propri artisti di interpretare opere di autori russi;
- Di conseguenza si è reso necessario un cambio di programma con la stessa compagnia che ha portato sul palco del Teatro Comunale un’antologia di altri balletti classici.
Il Lago dei cigni “non s’ha da fare”, la citazione di Manzoni è quanto mai attuale visto il veto imposto dal governo ucraino alla messa in scena dello spettacolo di Čajkovskij previsto per sabato 9 aprile alle 20:30, al Teatro Comunale di Ferrara. Il motivo? Da Kiev hanno imposto il divieto a tutti gli artisti ucraini di interpretare opere di autori russi.
Una decisione che non è stata presa bene dalla direzione del Teatro: “Non condividiamo il divieto. La cultura russa è patrimonio dell’umanità e del mondo occidentale in particolare. Non è emanazione del governo di quel Paese. La cultura deve unire, costruire ponti tra i popoli, non dividere“. Una presa di posizione scaturita poi in un passo indietro da parte del Teatro visto il rischio di un incidente diplomatico o, peggio, di porre a rischio l’incolumità degli artisti. “Nonostante la divergenza di vedute con il ministero della Cultura ucraino – prosegue, in particolare, Marcello Corvino –, per non esporre i danzatori ospiti del nostro teatro a violazioni delle leggi emanate nel proprio Paese, abbiamo condiviso con loro l’idea di un cambio di programma“.
Cambio di programma che ha portato la compagnia dell’Ukrainian Classical Ballet a portare sul palcoscenico del Comunale uno spettacolo dal titolo “Ukraina Gran Gala Ballet” a base di balletti classici. Nello specifico è stata proposta, nel primo tempo, la “Chopiniana” di Frédéric Chopin, mentre dopo l’intervallo gli artisti si sono esibiti, in successione, ne “Le Corsaire” di Adolphe Adam, “La morte del cigno” di Camille Saint- Saens, “Quatro” di Milko Lazar, “Adagio Paquita” di Ludwig Minkus, “Radio anche Juliet” dei Radiohead e, infine, “Grand pas Don Quixote” sempre di Minkus.
E’ stato dunque garantito uno spettacolo di tutto rispetto, ma la scelta di virare su una proposta che non tenesse in considerazione compositori russi ha fortemente diviso l’opinione pubblica. Sui social si è infatti scatenato un acceso dibattito dove i cittadini ferraresi si sono sostanzialmente divisi in due fazioni: coloro i quali condividono la decisione della direzione del teatro e quelli invece contrari a sottomettersi a quella che è stata definita una e vera e propria “censura della cultura”.
“Una scelta che non condivido”
Sull’inatteso cambio di programma è intervenuto anche il sindaco Alan Fabbri che ha affidato ad un post su Facebook le proprie considerazioni: “Attenzione a non cadere nello stesso errore di quelle dittature che hanno cercato in tutti i modi di distruggere la cultura di altre nazioni per imporre la propria. Pur continuando a sostenere l’Ucraina in questa folle guerra non condivido nel modo più assoluto la scelta del suo governo. Anche l’arte e la storia della Russia devono continuare ad essere parte del patrimonio universale, e come tali tramandate alle future generazioni. La cultura non deve avere né confini territoriali né politici”.
Filippo Navarra