- Nel carcere di Ferrara non accennano a placarsi gli episodi di violenza ai danni degli agenti in servizio;
- L’ultimo caso riguarda un poliziotto preso ripetutamente a pugni da un detenuto e finito in gravi condizioni all’ospedale. I sindacati di categoria della Polizia Penitenziaria non ci stanno: “Serve un cambio di rotta prima che accada l’irreparabile”.
Un pomeriggio da incubo per il personale in servizio nel carcere di Ferrara. Stando a quanto riferito dai sindacati di categoria della Polizia Penitenziaria, lo scorso 2 marzo, ci sarebbero state continue aggressioni da parte di detenuti ai danni di alcuni agenti. Una situazione di tale gravità che ha portato le segreterie provinciali dei sindacati in questione (Sappe, Osapp, Ulipa, Sinappe, Uspp, Fns Cisl, Fp Cgil e Asppe) a denunciare l’escalation di violenza all’interno della casa circondariale e a dichiarare di essere “pronte ad ogni tipo di protesta utile a ripristinare le condizioni minime di sicurezza e tutela mentale e fisica”.
Le aggressioni
Gli episodi sotto la lente di ingrandimento sono stati descritti dalle stesse organizzazioni sindacali, secondo le quali le conseguenze peggiori sarebbero toccate ad un malcapitato agente in servizio presso un reparto che ospita circa 30 detenuti. Uno di loro, di origine italiana, avrebbe infatti deciso di aggredirlo con una scarica di pugni in pieno volto. L’agente sarebbe stato poi ricoverato presso l’ospedale cittadino, riportando una prognosi iniziale di ben 25 giorni salvo complicazioni. Il tutto sarebbe accaduto mentre, in un altro reparto, un detenuto stava devastando la camera di pernottamento dell’agente, distruggendo arredamento, sanitari e persino il vetro della finestra.
“Siamo stanchi – dichiarano i sindacati – di denunciare una situazione oramai al collasso, ma mai quanto il personale, sempre più confuso e demotivato per le continue umiliazioni e aggressioni che è tenuto a subire nell’esercizio delle proprie funzioni. Certamente la grave carenza di personale che riguarda l’istituto estense non aiuta, ma questo non può giustificare il senso di impunità ormai percepito tra la popolazione detenuta. Serve un cambio di rotta, prima che accada l’irreparabile”.
Filippo Navarra