- Parallelamente all’emergenza Covid, le autorità sanitarie ferraresi stanno affrontando la sempre maggiore ondata di profughi in fuga dalla guerra in Ucraina;
- Sono oltre 1000 le persone arrivate tra Ferrara e provincia. Per assisterle è stato disposto un unico punto in Fiera aperto 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno dove si effettuano tamponi, vaccinazioni, screening tubercolari sui bambini e supporto psicologico.
Doppia missione
Nemmeno il tempo di mettersi alla spalle l’emergenza Covid che è già l’ora di nuova sfida in ambito sanitario: l’accoglienza dei profughi ucraini. Questo è quanto stanno affrontando le autorità sanitarie ferraresi e che le stesse hanno riportato nel corso della commissione territoriale socio sanitaria che si è tenuta nel pomeriggio di ieri, giovedì 17 marzo.
Un’accoglienza profughi che diviene giorno dopo giorno sempre più impegnativa e che si pone al cospetto di un’emergenza Covid che, sebbene faccia segnare numeri molto inferiori a quelli registrati nello stesso periodo dello scorso anno, negli ultimi giorni fa segnare un inversione di tendenza rispetto al continuo calo delle diagnosi che andava avanti da quasi due mesi.
Al 17 marzo nella provincia di Ferrara risultano arrivate 1122 persone, di cui 58 ospiti nella rete Cas (Centri accoglienza e smistamento). La distribuzione per comuni vede: 431 arrivi a Ferrara, 54 a Bondeno e Portomaggiore, 40 a Copparo, 37 a Comacchio, 33 ad Argenta, 24 a Poggio Renatico, 18 a Cento e a Fiscaglia, 16 a Tresignana, 15 a Codigoro e a Voghiera, 12 a Mesola, 10 a Ostellato, 8 a Terre del Reno, 6 a Lagosanto e Riva del Po, 3 a Goro e altri 3 a Masi Torello.
“Gli ucraini vengono presi in carico dall’Asl con la segnalazione da parte dei Comuni e dei CAS. Viene effettuato un tampone entro 48 ore e viene rilasciato il codice STP (straniero temporaneamente presente) per l’accesso alle prestazioni in altre strutture”, spiega la direttrice dell’Asl Monica Calamai.
Fin qui i codici STP rilasciati (e quindi le persone prese in carico dalle autorità sanitarie) sono 979, i tamponi effettuati sono 800 (tasso di positività al 3%), 52 sono le vaccinazioni ai minori di 18 anni e 75 quelle agli adulti.
L’Asl si è attrezzata con un punto di assistenza unico aperto in Fiera a Ferrara 7 giorni su 7 dalle 8 alle 20. Qui si svolge per tutti un percorso che parte dal tampone (e dall’isolamento in caso di positività) e poi prosegue con le vaccinazioni Covid (ove necessarie), lo screening tubercolare (specialmente per i bambini che si avviano ad un percorso di inserimento scolastico), l’apertura del percorso psicologico e la distribuzione di mascherine FFP2.
Sempre in fiera, accanto alle attività dell’Asl, c’è anche uno sportello della Questura che si pone come punto informazioni sul permesso di soggiorno temporaneo che viene però rilasciato nella sede in corso Ercole I d’Este.
“Se serve siamo pronti a rimodulare l’offerta, fino a raggiungere le 24 ore”, aggiunge poi la direttrice dell’Asl rispetto alla profezia del presidente della conferenza Alan Fabbri riguardo il flusso di persone che “potrebbe aumentare esponenzialmente”.
Il 33% degli oltre mille ucraini arrivati ha meno di 10 anni e un ulteriore 20% ne ha tra gli 11 e i 17. Inoltre meno di un terzo degli arrivi sono maschi, numeri dovuti all’imposizione del governo Ucraino di non lasciare il Paese per gli uomini adulti. Ne consegue che le età medie per sesso sono radicalmente diverse: 26 anni per le femmine e appena 13 per i maschi.
“I nostri mediatori culturali sono pronti, abbiamo richiesto mediatori che parlassero sia ucraino che russo, e lavorano sui casi più particolari: mi viene in mente il caso di una madre che è arrivata con i suoi 3 bambini poi, essendo un medico, è tornata in Ucraina”, ha concluso Calamai che riceve poi collettivamente i complimenti di Alan Fabbri: “Onore al merito, complimenti per quanto fatto nonostante il pressing del Covid e senza troppa burocrazia”.
Filippo Navarra