- Da oltre cinquant’anni innovazione tecnologica e ricerca sul cancro vanno a braccetto, dal 1972, con la messa in commercio della prima macchina per la TAC, ad oggi i progressi sono stati all’ordine del giorno, consentendo la progettazione di software che, grazie al algoritmi e computer, hanno ridotto fino quasi ad annullare i margini di errore;
- In tal senso tanto è stato fatto anche dalla fondazione Airc, che da alcuni mesi sta portando avanti il progetto “L’esploratore delle cellule tumorali” che si serve dell’ausilio di un’applicazione scaricabile da tutti noi sullo smartphone, chiamata DreamLab, che consente, solo scaricandola e mettendo il telefono in carica, di ridurre notevolmente i tempi di processazione dei dati analizzati dal progetto.
La ricerca scientifica da oltre cinquant’anni è continuamente alimentata dall’avanzamento dell’innovazione tecnologica che rende possibile arrivare a diagnosi, formulare nuove ipotesi e fare nuove scoperte che sarebbero impossibili o comunque molto più lente senza l’ausilio della tecnologia.
Tutto o quasi è cominciato nel 1972 quando fu messa in commercio la prima macchina che eseguiva la tomografia computerizzata, una tecnica diagnostica che oggi consente di creare immagini tridimensionali di parti anatomiche grazie ai raggi x. E’ l’esame radiologico che viene comunemente chiamato “TAC”, il cui primo prototipo era già stato usato l’anno precedente per individuare un tumore al cervello di una donna di 41 anni. Da allora i progressi sono stati molti, grazie ai quali si sono potute studiare numerose altre patologie e tumori.
Negli ultimi anni, per esempio, si sta cercando di capire quale sia il modo migliore per usare gli strumenti dell’intelligenza artificiale nella diagnosi dei tumori. L’obiettivo finale dell’intelligenza artificiale è realizzare software in grado di raggiungere obiettivi e risolvere problemi come farebbe un essere umano, utilizzando algoritmi e computer sempre più precisi che riducano fino ad annullare il margine d’errore. Un esempio concreto è uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori che ha utilizzato 42mila immagini acquisite tramite TAC del torace per insegnare a un algoritmo a riconoscere i tumori in certe lesioni polmonari. Ne hanno ottenuto un sistema che permette di perfezionare le diagnosi su quei tipi di tumore, riducendo dell’11% le possibilità di falsi positivi e del 5% quelle dei falsi negativi, e hanno poi scoperto che la stessa tecnologia può essere sfruttata per altri tipi di tumore, come quelli cerebrali e della pelle.
DreamLab
Il grande supporto della tecnologia all’ambito oncologico spiega perché chi finanzia la ricerca sul cancro investa molto in tecnologie all’avanguardia. In questo senso, tanto è stato fatto anche da Airc, la fondazione per la ricerca sul cancro, che da alcuni mesi sta portando avanti un progetto chiamato “L’esploratore delle cellule tumorali”, in collaborazione con la Fondazione Vodafone Italia. Si tratta di un progetto di ricerca che prevede l’elaborazione tramite computer di una quantità enorme di dati raccolti sulle cellule tumorali. Una quantità talmente enorme di dati che per processarli in breve tempo è utile l’aiuto di quante più persone possibili. Come? Semplicemente scaricando gratuitamente l’applicazione per smartphone DreamLab, attraverso la quale chiunque può contribuire alla ricerca del cancro, non facendo niente in particolare. Il funzionamento è semplice: i telefoni che scaricano l’app, nelle ore in cui sono in stand-by e sotto carica (quindi tendenzialmente nelle ore notturne), prestano la propria potenza di calcolo all’Esploratore delle cellule tumorali. L’applicazione non è dispendiosa per il telefono in termini di dati e si può comunque impostare un limite di consumo.
In sostanza gli infiniti calcoli, che normalmente deve svolgere un solo server, vengono distribuiti fra tutti i telefoni delle persone che hanno l’app. L’impatto è sotto gli occhi di tutti: se soltanto mille utenti l’attivano per 6 ore a notte, il tempo di 600 giorni previsto per completare la prima fase del progetto si riduce di 30 volte (quindi bastano 20 giorni).
DreamLab è un esempio concreto di quella che in inglese viene comunemente chiamata “citizen science” (scienza partecipata), con cui si indica la scienza basata sulla collaborazione di tantissime persone, che partecipano a raccolte di dati senza essere scienziati e non ricevendo nulla in cambio.
Quest’applicazione non è in realtà eccessivamente recente, esiste infatti dal 2017 ed è già stata impiegata in vari progetti nel mondo. Finora è stata scaricata da più di 2 milioni e 800mila persone. Oltre 15mila persone ogni notte attivano l’app per contribuire alla ricerca sul cancro di AIRC.
Filippo Navarra