- Con il passare degli anni l’Emilia-Romagna sta conquistando sempre più un ruolo di primo piano nella produzione della frutta a guscio;
- La regione è infatti responsabile della produzione del 33% delle noci italiane. Numeri in forte crescita anche per nocciole, castagne e marroni. Presidente regionale Confagricoltura Bonvicini: “L’Emilia-Romagna è regione leader per numero di eccellenze Dop e Igp, domani lo sarà anche per la frutta a guscio”.
In Emilia-Romagna la crescita della produzione di frutta a guscio non accenna a placarsi. Una crescita che nell’ultimo anno riguarda le noci passate da 1.075 a 1.221 ettari coltivati (+13%), le nocciole salite a 244 ettari (+165%), mentre le castagne e i marroni raggiungono i 2.334 ettari complessivi (+5,5%). Procedono inoltre a vele spiegate le filiere delle noci di Romagna, delle noci bio del Delta del Po e quelle delle castagne e dei marroni dell’Appennino. Nel complesso l’Emilia-Romagna, da sola, produce circa il 33% delle noci italiane, in particolare la varietà Chandler la più pregiata.
Il punto sulla filiera della frutta a guscio è stato fatto sabato 23 aprile a Bologna da Confagricoltura Emilia-Romagna, in occasione della manifestazione “Cibo. So Good!”.
“Nell’era della deglobalizzazione e in ragione delle tensioni geopolitiche in atto – spiega il presidente regionale di Confagricoltura, Marcello Bonvicini – occorre diversificare le produzioni e investire in filiere capaci di leggere le nuove tendenze alimentari legate alla salute e al benessere. L’Emilia-Romagna è regione leader per numero di eccellenze Dop e Igp, domani lo sarà anche per la frutta a guscio”.
“L’idea di coltivare noci nel Delta del Po – dichiara Claudia Guidi, socia fondatrice del Consorzio Noci del Delta del Po – nasce dall’esigenza di diversificazione delle colture in un territorio come quello della provincia di Ferrara, da sempre legato a una tradizione frutticola soprattutto pericola: un comparto che nel corso degli ultimi anni ha però subito gravi contraccolpi causati dalla cimice asiatica, dalla maculatura bruna e dalle gelate. La scelta del bio è dettata dalla voglia di soddisfare le richieste di quei consumatori che, oltre a ricercare prodotti nutraceutici e salutistici, vorrebbero anche delle certezze sul metodo di coltivazione. Biologico e convenzionale non sono due realtà antitetiche, ma due diverse possibilità di reddito per l’agricoltore che scegliendo il bio sposta il focus dalle rese verso una maggior tutela ambientale e paesaggistica”.
Riassume la sfida Alessandro Annibali, presidente della sezione frutta a guscio di Confagricoltura Emilia Romagna e Ad di New Factor, l’azienda madre che guida la filiera “Noci di Romagna”: “Il nostro bacino produttivo va da Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna a Ferrara passando per Bologna. L’Emilia-Romagna, grazie alla vocazione dei propri terreni, alle capacità e all’intraprendenza dei propri agricoltori e imprenditori, rappresenta l’area strategica di sviluppo della nocicoltura moderna. Tutto nasce più di 20 anni fa quando New Factor, azienda specializzata nella commercializzazione di frutta secca, ha dato il via come capofila, attraverso l’azienda agricola San Martino di Forlì e, dal 2018 insieme alla cooperativa faentina Agrintesa, al progetto di filiera In-Noce. Un sogno diventato realtà che oggi vede coinvolte 21 aziende e conta 500 ettari a noceto irriguo, intensivo e meccanizzato”.
Filippo Navarra