- La mostra “Fakes”, in programma dal 7 aprile a palazzo Bonacossi, avrà anche un’ispirazione dantesca;
- Tra le opere esposte ci sarà infatti anche la scultura “Primo Amore” raffigurante Beatrice Portinari, musa ispiratrice del Sommo poeta.
Avrà anche una contaminazione dantesca la mostra “Fakes, il falso nell’arte” in programma dal 7 aprile al 31 luglio negli spazi espositivi di palazzo Bonacossi, a Ferrara.
L’anticipazione emerge alla vigilia del Dantedì di domani, venerdì 25 marzo, Giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta, l’anno scorso celebrata con un approfondimento sui temi danteschi nell’arte ferrarese, attraverso un progetto promosso dall’amministrazione comunale con la fondazione Ferrara Arte. “Continuiamo a celebrare Dante oltre la ricorrenza dei 700 anni dalla scomparsa, indagando gli influssi ferraresi e la sua straordinaria eredità”, dice l’assessore Marco Gulinelli.
Tra le opere esposte a Bonacossi, in un percorso da Alceo Dossena ai falsi Modigliani, ci sarà infatti anche la scultura “Primo Amore”, mezzobusto in marmo-alabastro di Beatrice Portinari, appunto il primo amore di Dante, a firma di Pietro Parenti scultore e pittore pisano.
La statua, del primo ‘900, già in una villa di Poggio Renatico e oggi in una collezione privata, rimanda alla musa del Divin poeta, senza citarla espressamente.
“Una statua dal soggetto medievale, scolpita in abiti tipici Trecenteschi ma pienamente Novecentesca. Anche questo è un esempio dell’aspetto profondamente relativo del falso nell’arte- dice Lucio Scardino -. Che cosa, infatti, può dirsi ‘falso’? Un soggetto di un’altra epoca a cui ci si ispira, magari liberamente e attingendo pienamente alla propria immaginazione, ma in assoluta buona fede? Una chiara volontà di ingannare il pubblico? La strumentalizzazione di qualche mercante senza scrupoli che spaccia per coeva un’opera che coeva non è? Attraverso “Primo Amore” e altre opere esposte la mostra “fakes” aiuterà a indagare e approfondire questi aspetti. Si scoprirà così che verità e menzogna, per lo meno in questo ambito, sono concetti non di rado ambivalenti“, conclude Scardino, scopritore dell’opera dantesca e protagonista, l’anno scorso, per i 700 anni della morte di Dante, del percorso di approfondimento, attraverso l’arte ferrarese, dell’opera e delle suggestioni dantesche, culminato con il progetto di restituzione della memoria di un autore, fino ad allora pressoché ignoto, Manfredo Manfredini, (1881-1907).
A proposito di Dante, Manfredini fu il disegnatore di una delle edizioni più popolari della Divina Commedia del ‘900, la Nerbini, prima di finire nell’oblio.
Scardino, per l’anno dantesco, ha inoltre curato una pubblicazione dedicata ad Antonio Maria Nardi, pittore e disegnatore ferrarese che firmò, tra le altre cose, le illustrazioni della Divina Commedia per bambini pubblicata, a puntate, sul Corrierino nei primi decenni del 1900.
Con le opere di entrambi, Manfredini e Nardi, la Fondazione Tancredi di Barolo, allestirà ad aprile, a Torino, una propria mostra dove saranno esposte, tra le altre cose, la storica Divina Commedia Nerbini e una tavola originale di Nardi.
Filippo Navarra