- L’Osservatorio permanente della Cgil ha denunciato un aumento degli infortuni sul lavoro nella provincia ferrarese nel 2021 rispetto all’anno precedente;
- Una crescita comunque contenuta se rapportata agli altri contesti regionali. I numeri che maggiormente preoccupano sono invece quelli delle morti sul lavoro, raddoppiate rispetto al 2020 (da 5 a 10).
Nel 2021 anche a Ferrara e provincia crescono gli infortuni sul lavoro e raddoppiano quelli mortali. La denuncia arriva dal nuovo “Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia Romagna” creato dalla Cgil e che usa i dati dell’Inail. Nel ferrarese nel 2021 si sono verificati 4215 infortuni, numeri in crescita, seppur di poco, rispetto a quelli dell’anno precedente (39 infortuni in più). Crescita che però appare tra le maggiormente contenute nel contesto regionale, eccezion fatta per i casi di morte sul lavoro che passano dai 5 del 2020 ai 10 dell’anno appena concluso.
“Denunciamo da sempre il persistere nel nostro Paese di un’emergenza legata agli infortuni e alle morti sul lavoro – dice la Cgil -. Per questa ragione abbiamo deciso di dotarci di un Osservatorio permanente. Vogliamo così monitorare costantemente e denunciare quanto avviene nella nostra regione riguardo alla sicurezza dei luoghi di lavoro”.
I numeri
L’Emilia-Romagna ha visto una crescita del 9,2% degli infortuni (ma una diminuzione di quelli con esito mortale: -7,6%), con l’andamento peggiore registrato a Modena (+15,2%). L’unica eccezione è Piacenza, dove tra il 2020 e il 2021 vi è stato un calo dello 0,8%. A livello italiano l’incremento è stato dello 0,2%.
I settori che nel 2021 hanno registrato il numero maggiore di morti sul lavoro in Emilia-Romagna sono trasporto e magazzinaggio (20 infortuni mortali denunciati); costruzioni (18); agricoltura e commercio/riparazione (8); metallurgia e fabbricazione di prodotti di metallo (5); industrie alimentari (4); fabbricazione di altri macchinari( 6).
A Ferrara inoltre si registra uno degli incrementi maggiori di denunce per malattie professionali (+63,6%, il secondo dato più alto dopo il +71,9% di Piacenza).
Le malattie professionali sono patologie che i lavoratori contraggono per effetto dei lavori svolti, sono latenti e lente nella loro manifestazione, pericolose e spesso sottovalutate. Una definizione generale può essere: qualsiasi stato morboso che possa essere posto in rapporto causale con lo svolgimento di una qualsiasi attività lavorativa.
“Dopo un 2020 drammatico, il 2021 ha rappresentato il tentativo di agganciare la ripresa economica dopo le restrizioni dovute alla pandemia – osserva la Cgil -. Purtroppo, però, registriamo un nuovo aumento degli infortuni sul lavoro, che colpiscono in maniera più dura le lavoratrici e i lavoratori dei settori più fragili ed esposti (donne, migranti, precari, il sistema degli appalti e dei subappalti). Basta osservare i dati dei settori in cui si registrano il maggior numero di denunce di infortunio – rileva il sindacato -: 5.391 denunce nella sanità (in cui si evidenziano gli effetti del Covid-19), 4.925 denunce nel commercio, 4.273 denunce nel settore del trasporto e magazzinaggio, 3.867 denunce nel settore delle costruzioni, 3.700 denunce in agricoltura e agroindustria”.
Dati, che secondo la Cgil, “consegnano un imperativo: il tema della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro deve tornare ad essere una priorità assoluta per le istituzioni a tutti i livelli”.
Nel 2021 in Italia hanno perso la vita sul lavoro 1221 persone (più di 3 al giorno), 110 nella sola Emilia-Romagna. “Una strage insopportabile – dice la Cgil -. Chiediamo quindi con forza investimenti sulla prevenzione, sul rafforzamento dei controlli e degli organismi ispettivi, sulla formazione, sulla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alla definizione dei modelli organizzativi che garantiscano la loro sicurezza. C’è un legame indissolubile tra la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e la buona occupazione. Dove, al contrario, persistono fenomeni di sfruttamento, precarietà e illegalità, maggiore è il rischio di infortuni e morti sul lavoro”.
Filippo Navarra