- In segno di vicinanza al popolo ucraino, Ferrara ha ricordato in questi giorni Giuseppe Migliari, pittore e scenografo ferrarese che emigrò in Ucraina, a Odessa, dove morì nel 1897;
- Oltre ad essere uno dei decoratori del Teatro Comunale di Ferrara, Migliari realizzò pitture nella sala degli Stemmi del Castello Estense e operò nei palazzi: Gulinelli, Cavalieri, a Casa Maffei, Casa Bresciani e nella chiesa del Gesù di Ferrara.
E’ anche con un legame storico-artistico, e tra teatri, che Ferrara partecipa con la sua vicinanza al popolo ucraino, richiamando la figura di un proprio eroe per la libertà. In questi giorni è stato infatti ricordato, nel corso di un convegno introdotto dall’assessore Marco Gulinelli dedicato alla storia dell’arte, il pittore e scenografo Giuseppe Migliari, figlio del più noto Francesco ed egli stesso tra i decoratori del Teatro Comunale di Ferrara, del Ridotto, e di diversi altri luoghi, combattente durante la cosiddetta Primavera dei popoli, poi emigrato nell’attuale Ucraina per affrescare il teatro di Odessa.
“L’arte ferrarese ha lasciato le sue tracce in splendidi luoghi oggi minacciati dalla guerra – ha sottolineato Gulinelli -. L’aspirazione alla libertà di Migliari ritorna oggi nel coraggio della resistenza del popolo ucraino“.
E sarà proprio ad Odessa che l’artista morirà, nel 1897. Come spiega Lucio Scardino nel suo libro “Bottega Medini. La decorazione murale nel Ferrarese dall’età umbertina a metà Novecento” Giuseppe Migliari si pentì dell’emigrazione in Ucraina tanto da chiedere nel 1894 un contributo finanziario alla Provincia di Ferrara allo scopo di rimpatriare, ma non lo ottenne e morì così di miseria in terra straniera.
Oltre al Teatro Comunale Migliari fu, insieme a Celeste Tommasi, anche firma delle pitture nella sala degli Stemmi del Castello e, come ricorda la “Gazzetta Ferrarese”, operò negli allora palazzi: Gulinelli (in via XX settembre) e Cavalieri (via Vignatagliata) e a Casa Maffei (via Terranuova), Casa Bresciani (via Ripagrande), nella chiesa del Gesù di Ferrara, nella chiesa parrocchiale e nell’allora Teatro sociale di Bondeno.
La storia di Migliari esprime inoltre un grande attaccamento agli ideali di indipendenza. Proprio la Gazzetta Ferrarese ricorda infatti che il celebre autore “prese parte ai gloriosi moti del 1848 e sotto l’accusa di cospirazione, nel 12 luglio di quell’anno, insieme all’ardente patriota Tomaso Puricelli, e ad altri, fu arrestato dagli austriaci, condotto a Bologna e rinchiuso in prigione, in compagnia di padre Ugo Bassi. Ma poi, non essendosi sul suo conto raccolte sufficienti prove, dopo quaranta giorni venne prosciolto”.
Filippo Navarra