- Da ieri Ferrara e Viareggio sono unite in un simbolico gemellaggio nel segno di Manfredo Manfredini, autore ferrarese finito nell’oblio nonostante abbia firmato una delle edizioni più famose della Divina Commedia;
- A legare le due città è l’ossessione amorosa avuto dallo stesso Manfredini nei confronti della cantante lirica ucraina Salomea Krusceniski che fu sposa del sindaco di Viareggio Cesare Riccioni. In occasione delle celebrazioni di Salomea a Viareggio, Ferrara è stata chiamata a parlare dell’artista dimenticato, in un dibattito online.
Ferrara e Viareggio sono da ieri unite in un simbolico gemellaggio nel segno di Manfredo Manfredini, l’artista ferrarese vissuto tra Otto e Novecento che, nonostante abbia firmato una delle edizioni più popolari della Divina Commedia del secolo scorso (la Nerbini), era caduto nell’oblio della storia.
Manfredini unisce simbolicamente le due città per l’infatuazione d’amore che ebbe verso Salomea Krusceniski, grandissima cantante lirica ucraina, che nel 1910 fu sposa del sindaco di Viareggio, Cesare Riccioni. Alla morte del primo cittadino, Krusceniski si ritirò a Leopoli, dove ora si trova la sua tomba monumentale, più volta minacciata dalle bombe in questi mesi di conflitto. Nel segno di questa storia, dopo il lavoro di riscoperta di Manfredini condotto dal professor Lucio Scardino e promosso dall’amministrazione comunale, Ferrara per la prima volta è stata chiamata a parlare dell’autore ferrarese nel contesto delle celebrazioni dell’artista ucraina, a Viareggio ricordata con grande affetto e coinvolgimento. Celebrazioni che nel 2022 segnano due ricorrenze speciali: i 150 anni dalla nascita e i 70 dalla morte.
“La riscoperta del lavoro di Manfredini ha aperto nuovi orizzonti, consentendo di condurre sempre nuove collaborazioni con diverse città nel segno della storia e dell’arte”, ha detto l’assessore Marco Gulinelli aprendo il dibattito online con Viareggio alla presenza del critico musicale toscano Lisa Domenici, di Eva Fabbri, presidente di “Amici del festival pucciniano” e della referente della biblioteca viareggina “Marconi”, Maria Teresa Giorgetti.
Scardino – a cui sono state rivolte dal pubblico diverse domande e richieste attorno a Manfredini – ha spiegato che l’opera dell’autore ferrarese riscoperto è “di assoluta importanza per la storia del tempo, non solo locale. Il suo tratto ha evidenti segni legati alle avanguardie, oltre che segni di una sensibilità eccitata. E la sua sana ambizione d’artista lo ha portato a viaggiare molto in Italia, entrando in contatto, proprio in Toscana, con autori celebri come Giovanni Fattori, frequentando anche la sua Scuola libera del nudo”.
Quanto all’ossessione amorosa vissuta nei confronti della cantante lirica ucraina, ha sottolineato Scardino, “questa vicenda si deve inserire nel contesto del decadentismo europeo tra Otto e Novecento. Contesto che portò, ad esempio, Adèle Hugo, figlia di Victor Hugo, a finire i suoi giorni in un istituto psichiatrico dopo aver sviluppato una ossessione romantica nei confronti di un ufficiale militare britannico”.
Intanto in questi giorni anche Torino celebra Manfredini, esponendo una sua Divina Commedia (e il catalogo realizzato da Scardino per il Comune di Ferrara) nel contesto della mostra per ragazzi dal titolo “La Piccina Commedia. Dante e i ragazzi tra educazione e ricreazione”. L’esposizione sarà aperta fino al 26 giugno, nel salone d’onore di Palazzo Barolo.
Filippo Navarra