- Per protestare contro i mancati riconoscimenti ricevuti dal Governo nel periodo di emergenza Covid, il sindacato degli infermieri ha effettuato nella giornata di ieri una manifestazione, davanti alla Prefettura, in vista di un eventuale sciopero l’8 aprile;
- La responsabile regionale del sindacato Francesca Batani: “stanno giocando al gioco delle tre carte, da una parte danno e dall’altra tolgono”.
Il sit-in
A distanza di due anni dall’ultima volta, il sindacato degli infermieri Nursing Up della Regione Emilia Romagna torna a farsi sentire puntando il dito contro le condizioni di lavoro e i mancati riconoscimenti che il personale sanitario ha dovuto affrontare nonostante i tanti sforzi effettuati nel periodo pandemico.
“Con tutto quello che abbiamo fatto in questi due anni di pandemia, eccoci ancora qui, a rivendicare diritti basilari, e denunciare condizioni lavorative ed economiche ridicole”. Sono questi i punti chiave della manifestazione che ha avuto luogo nella giornata di ieri davanti al portone della Prefettura, in vista di un eventuale sciopero il prossimo 8 aprile.
Nursing Up è lo storico sindacato italiano della categoria infermieristica, fondato nel 1997 da un gruppo di infermieri per difendere gli infermieri. E’ un sindacato autonomo, indipendente dalla politica di Governo e non vincolato a nessun partito politico. La sua sede regionale è a Imola.
“Solo fumo negli occhi”
“Lo Stato ci dice che siamo stati premiati con 200 euro di aumento nel rinnovo contrattuale – spiega la responsabile regionale del sindacato Francesca Batani – ma in realtà è fumo negli occhi, perché parte di quei 200 euro è comprensiva dell’indennità di specificità infermieristica per la quale era già previsto lo stanziamento di 335 milioni. Stanno giocando al gioco delle tre carte, insomma: da una parte danno e dall’altra tolgono -prosegue la responsabile sindacale, che prende come esempio il premio Covid di Bonaccini- : ci danno 400 euro netti per aver rischiato la vita in un periodo in cui lavoravamo anche dodici ore al giorno, tra turni diurni e notturni, e se poi alla fine dell’anno risultiamo in debito orario anche solo di un’ora, quel premio viene decurtato. In pratica va in fumo il riconoscimento di tutto ciò che abbiamo fatto durante il periodo di pandemia, che già non era molto”.
Alla manifestazione presente anche un infermiere del reparto Terapia Intensiva: “Dopo tutto il lavoro di questi due anni, ho percepito l’indennità per il Covid – spiega – ma non quella per le malattie infettive, perché le indennità non sono cumulabili. Nessuno ha pensato che il Covid rientrasse fra le malattie infettive”.
Al centro della protesta anche la questione straordinari: “fra le tre fasce di percentuale previste, noi abbiamo sempre ottenuto solo quella più bassa, del 15% – prosegue Batani- , una situazione che ha contribuito alla preoccupante carenza di personale infermieristico e a un fuggi fuggi generale di persone che si vedono annientata la vita dalla scelta di questo lavoro. Chi è in procinto di andare in pensione, abbandona prima del tempo per conservare un briciolo di salute e di qualità di vita e molti giovani mollano non appena intravedono la loro prospettiva di vita dopo un percorso di studi in cui non si sarebbero mai aspettati tutto ciò”.
Anche “l’ondata di infermieri extracomunitari pensata dalla Regione – afferma la sindacalista – è stata giustificata dalla carenza di personale in un periodo in cui, con lo stato di emergenza, tutto andava bene, senza pensare a un’eventuale formazione, anche solo culturale, per chi proviene da un contesto diverso e dunque si trova in difficoltà a dover gestire situazioni emotivamente gravi in termini di comunicazione e sensibilità”.
“Chiediamo un contratto che riconosca, economicamente e non, competenze e indispensabilità ormai evidenti di una categoria che rappresenta il 52% delle forze del Servizio Sanitario Nazionale e il 76% degli organici assieme alle altre professioni sanitarie non mediche”. E’ questo l’appello finale degli infermieri che adesso, dopo tutti i sacrifici fatti, rivendicano “un riconoscimento mai avvenuto”.
Filippo Navarra