- Eni Versalis ha comunicato che lunedì 9 maggio inizieranno le operazioni per lo spegnimento dell’impianto cracking di Porto Marghera. La stessa società ha poi assicurato che la fornitura di etilene e propilene ai siti di Ferrara e Mantova sarà comunque garantita attraverso l’hub logistico.
- Rassicurazioni che però non convincono i sindacati: “L’hub logistico è una tecnologia ormai datata (del 2014) che ha bisogno d’interventi, investimenti e potenziamento. Si chiude un impianto senza aver previsto soluzioni alternative per garantire il funzionamento delle attività a valle del cracking”.
Ora c’è l’ufficialità con tanto di data: Eni Versalis spegnerà il cracking di Porto Marghera il 9 maggio, lunedì prossimo.
A comunicarlo è la stessa società in chiusura di una nota in cui si parla di investimenti per la trasformazione del sito veneto e per la transizione ecologica. “All’interno di questo programma – si legge nella nota di Eni – il 9 maggio inizieranno le operazioni per la fermata degli impianti cracking e aromatici, la cui durata stimata è di 6 giorni. Gli Enti competenti saranno costantemente informati e aggiornati sulla progressione degli interventi di fermata”.
“L’approvvigionamento di etilene e propilene ai siti industriali di Mantova e Ferrara – assicura la società – sarà garantito attraverso l’hub logistico che attualmente gestisce il flusso di navi per la fornitura delle materie prime in ingresso e dei vari prodotti in uscita. Sono da tempo avviati e in parte realizzati gli investimenti per il rafforzamento dell’hub, finalizzati a massimizzarne l’affidabilità e la flessibilità, attraverso l’ottimizzazione del nuovo assetto”.
Rassicurazioni che però non lasciano tranquilli i sindacati, che anzi mostrano perplessità e preoccupazione. D’altronde il Polo chimico estense è quello più direttamente coinvolto nella decisione visto il che è dal cracking che arriva la fornitura base per le importanti produzioni, quelle di Basell su tutte. E servono garanzie certe sull’approvvigionamento che al momento, nonostante le parole di Eni, non sembrano esserci.
“Siamo fortemente preoccupati – dice Fausto Chiarioni, segretario della Filctem Cgil -, prenderemo tutte le iniziative possibili per contrastare questa decisione. L’hub logistico è una tecnologia ormai datata che ha bisogno d’interventi, investimenti e potenziamento che a oggi non sono stati effettuati nonostante Eni avesse dichiarato di doverli fare per poter garantire le forniture. Si chiude un impianto senza aver previsto soluzioni alternative per garantire il funzionamento delle attività a valle del cracking”, ovvero a Ferrara (e Mantova).
“La tecnologia è la stessa dal 2014- continua Chiaroni -, la stessa struttura che allora aveva causato problemi per la qualità dei monomeri e per la continuità della fornitura e che portò a diverse fermate degli impianti. E sono le stesse strutture che vogliono utilizzare oggi, che sono ancora insufficienti e hanno 8 anni in più di utilizzo. Nei prossimi giorni pagheremmo lo scotto di questi problemi. Adesso decideremo quali iniziative attivare, incontreremo i lavoratori in assemblea”.
Non meno preoccupato Vittorio Caleffi, segretario della Uiltec Uil: “Non c’è nessuna garanzia sulle forniture per Ferrara, siamo preoccupati per la tenuta industriale del sito. Domani (oggi, ndr) al Tavolo della chimica rinnoveremo all’assessore regionale Vincenzo Colla le nostre preoccupazioni”. Tra queste vi è quella fondamentale sul contratto di fornitura tra Eni e Basell, che è in scadenza nel 2024: “non abbiamo notizie sulla fase di rinnovo. Il rischio per gli impianti ferraresi è alto. Auspico che se si apre tavolo di trattativa a Roma, Basell sia parte attiva”.
Filippo Navarra