- Le tipicità gastronomiche legate alla storia ferrarese sono celebrate dalla stampa anglosassone;
- La seguitissima guida online Atlas Obscura compie un percorso tra storia e gastronomia locale, soffermandosi sui piatti tipici della cucina ferrarese, dalla salama da sugo alla celeberrima coppia di pane.
L’omaggio
“Ferrara, la città italiana dove puoi mangiare come i reali del Rinascimento”. Così la stampa estera celebra la storica arte gastronomica della città estense. L’articolo che ne parla è stato recentemente pubblicato dalla seguitissima guida online Atlas Obscura, con quasi 1,5 milioni di followers. Articolo firmato dalla giornalista inglese Rebecca Hughes che è stata ospite a Ferrara lo scorso ottobre mediante il programma di visita alla città organizzato con la collaborazione di Visit Ferrara.
Il suo articolo spazia tra cucina e passato ferrarese, con citazioni del celebre cuoco di corte Cristoforo Messisbugo, morto nel 1548, e racconta le storie di alcuni piatti tipici, di produttori, titolari di locali e ristoranti del territorio. Tra i piatti menzionati ci sono la salama da sugo definita “una prelibatezza” con i suoi “accostamenti inusuali ma tradizionali”, i cubetti di crema pasticcera fritta cosparsa di zucchero a velo, la tipica coppia ferrarese con la sua “consistenza come un morbido grissino, che rimane il pane preferito a cinquecento anni dalla sua invenzione”. E ancora, nell’articolo online della guida anglosassone (ripreso anche sulla pagina facebook della testata) sono citati i classici cappellacci di zucca, con “la loro forma che in origine ricordava il copricapo dei contadini”. “La ricetta di questo piatto – spiega la giornalista – fu scritta per la prima volta nel 1584 da Giovan Battista Rossetti, membro di una corporazione di servitori gastronomici della corte d’Este”. C’è poi il tradizionale pasticcio, “torta che sembra davvero risorta da un banchetto estense”. E si giunge ai dolci, con Hughes che cita la torta di tagliatelle, “che onora i capelli iconici di Lucrezia Borgia”, e il Pampepato, con i suoi “ricchi e sontuosi sapori”. Infine non potevano mancare i vini delle sabbie con la citazione dell’Uva d’oro di Renata di Francia, sposa di Ercole II d’Este. “Nel complesso – conclude la giornalista – sembra che l’unico effetto collaterale negativo di banchettare ogni giorno come un duca del XVI secolo sia la sonnolenza. Ma Ferrara ha un antidoto: nove chilometri (5,6 miglia) di antiche mura che circondano la città sono conservati come percorso pedonale e ciclabile, perfetto per un risveglio dopo il pasto”.
Filippo Navarra