In Sintesi
- Da un dossier del Wwf emerge che diverse parti del mondo (tra cui il Mar Mediterraneo) hanno già superato la soglia massima di inquinamento da plastica e si stima che nei prossimi anni la situazione peggiori ulteriormente;
- Tutti i numeri di questa crisi ambientale in cui spiccano alcune città italiane;
- Dalle specie naturali all’uomo, la plastica è un problema per tutti.
Un’analisi preoccupante
Diverse parti del mondo come il Mar Mediterraneo, l’est della Cina, il Mar Giallo e il ghiaccio marino dell’Artico hanno già superato la soglia massima tollerabile di inquinamento da plastica. E non è finita qui: stando alle proiezioni secondo cui la produzione di plastica raddoppierà entro il 2040, i detriti nell’oceano sono destinati a quadruplicare entro il 2050. Tutto questo a causa di un processo di frammentazione a catena: le macroplastiche, dopo il loro rilascio in mare diventano microplastiche, che diventano a loro volta nanoplastiche e una volta giunte a questo stadio diventa pressoché impossibile il loro recupero.
Questi sono alcuni dei dati emersi in un dossier realizzato del Wwf, in collaborazione con l’Istituto Alfred Wegener per la ricerca marina e polare. Una vera e propria crisi planetaria, come sostenuto dalle Nazioni Unite. Oggi quasi ogni gruppo di specie marine è venuto in contatto con la plastica, con effetti negativi per quasi il 90% delle specie.
“La plastica è entrata non solo nella rete alimentare marina – scrive il Wwf – ma sta impattando significativamente la produttività degli ecosistemi marini più importanti al mondo, come le barriere coralline e le foreste di mangrovie”.
Spesso si utilizza l’acronimo Wwf senza sapere cosa queste lettere effettivamente significhino. Stanno per World Wide Fund (for Nature). Il Wwf è un organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale con sede nella città di Gland (Svizzera).
Tutti i numeri
Nel 2020 si sono prodotti oltre 367 milioni di tonnellate di plastica nel mondo. Nella maggioranza di casi si tratta di imballaggi accumulati nelle discariche, nell’ambiente naturale e soprattutto negli oceani.
Una delle aree più inquinate risulta proprio l’Europa (seconda in questa spiacevole classifica alle spalle della Cina) con la conseguenza che il Mar Mediterraneo spicca tra le acque messe peggio per quanto riguarda l’inquinamento da plastica. Ogni anno finiscono nel Mar Mediterraneo circa 229 mila tonnellate di plastica, più della metà proveniente da soli tre Paesi: il 32% dall’Egitto, il 15% dall’Italia e il 10% dalla Turchia.
E’ stato calcolato che tra il 21% e il 54% di tutte le microplastiche globali si trova proprio in questo mare, mentre nel Tirreno si trova la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità di un ambiente marino.
“Tutti i dati suggeriscono che la contaminazione da plastica dell’oceano sia irreversibile. Una volta dispersi nell’oceano, i rifiuti di plastica sono quasi impossibili da recuperare. Si frammentano costantemente e quindi la concentrazione di micro e nanoplastiche continuerà ad aumentare per decenni” spiega Eva Alessi, responsabile sostenibilità di WWF Italia.
Ma le brutte notizie non finiscono qui: se infatti si guarda ancor più nel dettaglio l’analisi del Wwf, emerge che tra le prime dieci città inquinanti nel bacino del Mediterraneo, cinque sono italiane. Il primato appartiene a Roma seguita da Milano, Torino, Genova e Palermo.
Come la plastica incide sulla natura
L’inquinamento da plastica causa danni alla vita marina attraverso diversi meccanismi: intrappolamento, ingestione, soffocamento e rilascio di sostanze chimiche tossiche.
Sono ormai oltre 2000 le specie marine venute a contatto con la plastica: fino al 90% di tutti gli uccelli marini e il 52% di tutte le tartarughe marine ingeriscono plastica.
Ma non c’è solo l’incidenza sulle specie marine, la plastica sta impattando significativamente la produttività degli ecosistemi marini. E’ infatti accertata una massiccia presenza di plastica nella barriera corallina dell’Oceano Pacifico e nelle mangrovie dell’Isola di Giava in Indonesia.
Infine la plastica ingerita dagli organismi marini può risalire la rete alimentare fino ad arrivare ai nostri piatti, a conclusione così di un cerchio maledettamente perfetto che parte da noi umani e arriva a noi.
Filippo Navarra