- Con l’indagine “La guerra nel piatto”, la Coldiretti ha affrontato nel dettaglio la crisi che la filiera alimentare, dalle aziende agricole al comparto alimentare, sta affrontando a causa dell’aumento vertiginoso dei costi di produzione;
- In particolare, rispetto al 2021 sono aumentati in modo consistente i prezzi di imballaggi come vetro, cartone, tetrapack, etichette, plastica (+70%), i prezzi dei conteneiner (passati da 1400 dollari a quasi 10mila) e del trasporto su gomma, rincarato del 25%.
Più di un’azienda agricola su dieci (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma ben 1/3 del totale nazionale si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. Questo quadro allarmante è emerso dall’indagine Coldiretti “La guerra nel piatto” sugli effetti del conflitto sulla filiera agroalimentare presentata ieri, 3 maggio, all’apertura del Cibus a Parma, nello stand della Coldiretti al Padiglione 8 con la presenza del presidente nazionale Ettore Prandini.
Un vero e proprio tsunami che si è abbattuto sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci. “Nelle campagne – afferma il direttore di Coldiretti Piacenza Roberto Gallizioli – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media, ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. L’impatto dell’impennata dei costi per l’insieme delle aziende agricole supera i 9 miliardi di euro”.
Una difficoltà che riguarda però l’intera filiera che si è trovata a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi come il vetro, che costa oltre il 30% in più rispetto al 2021, il tetrapack aumentato del 15%, le etichette (+35%), cartone (+45%), fino ad arrivare ad un incremento del 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
Rincarato, del 25%, anche il trasporto su gomma al quale si aggiunge – continua la Coldiretti – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.
Tutti effetti diretti e indiretti del caro energia con la produzione agricola e quella alimentare che in Italia assorbono oltre l’11% dei consumi energetici industriali totale per circa 13,3 miliardi di tonnellate di petrolio equivalenti all’anno. I rincari dell’energia – sottolinea la Coldiretti – hanno dunque un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola. Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica. Il comparto alimentare richiede invece – continua la Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro.
“Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore anche combattendo le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che sottolinea “la necessità di risorse per sostenere il settore in un momento in cui si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.
Filippo Navarra