- Il tanto atteso incontro in Regione tra sindacati e Eni Versalis per cercare una soluzione al futuro del Petrolchimico di Ferrara, dopo lo spegnimento del cracking di Porto Marghera, si è tenuto nella giornata di ieri;
- Incontro che però ha portato ad un nulla di fatto visto che Eni ha presentato lo stesso piano industriale delle scorse settimane che non convince sindacati e lavoratori. Secondo loro mancano infatti le infrastrutture necessarie per continuare a garantire le forniture a Ferrara anche dopo lo spegnimento dell’impianto veneto.
Si è tenuto ieri, 18 maggio, l’incontro in Regione, presieduto dall’assessore Vincenzo Colla, per cercare una soluzione al futuro del Petrolchimico di Ferrara dopo lo spegnimento del cracking di Porto Marghera. Incontro che purtroppo non si è rivelato risolutivo, con tutti i nodi che rimangono dunque al loro posto.
Al tavolo hanno partecipato, oltre ai sindacati, anche il sindaco di Ferrara Alan Fabbri e il presidente della Provincia Gianni Padovani. Presente anche Eni Versalis, l’azienda che gestisce il cracking di Porto Marghera, la cui recente disattivazione comporta molte incognite per la fornitura di materie prime a Ferrara. Incognite che però l’incontro non ha eliminato visto che l’azienda ha riproposto lo stesso piano industriale delle scorse settimane, per intenderci quello che non convinceva sindacati e lavoratori, protagonisti infatti di uno sciopero generale lo scorso 9 maggio. Un piano di trasformazione del sito di Porto Marghera, con il potenziamento delle produzioni bio, con investimenti nel polo logistico, garantendo gli approvvigionamenti per Basell. Ma la prospettiva non convince.
Non convince soprattutto perché manca l’infrastruttura necessaria, come sostenuto dal segretario della Filctem-Cgil Fausto Chiaroni: “Pensiamo che prima andassero fatti gli investimenti e poi si sarebbe dovuto spegnere il cracking, che peraltro è necessario per gestire la transizione. Adesso siamo nella stessa situazione del 2014, che non garantisce continuità produttiva e qualità delle forniture”.
Una situazione, quella della mancanza di infrastrutture adeguate per continuare a garantire i necessari approvvigionamenti a Ferrara, sottolineata anche dalla stessa Basell, che proprio a ridosso delle spegnimento del cracking aveva inviato una lettera al Governo per chiedere la convocazione di un tavolo e, soprattutto, ottenere le garanzie che mancano.
Una delle garanzie richieste, forse la principale, è la stipula di un nuovo accordo commerciale tra Basell e Eni sulle forniture, visto che l’attuale contratto è in scadenza nel 2024, lasciando parecchi dubbi su cosa succederà dopo questa data.
“Senza quell’accordo è difficile avere garanzie sulla tenuta di tutto il sistema – spiega Vittorio Caleffi, segretario della Uiltec -. È l’elemento cardine di tutto il ragionamento. Il piano industriale presentato da Eni è basato sulle necessità di Eni, sul suo sistema d’impianti, ma è una prospettiva che non fa il gioco della chimica di base nel nostro Paese. La lettera di Basell è un campanello d’allarme e onestamente oggi non ha trovato risposte”.
Si spera che la tanto attesa quadra possa essere trovata entro fine mese, quando è fissato un altro incontro preannunciato dal viceministro dello Sviluppo economico Gilberto Picchetto Fratin. Sarà questa la prossima tappa di un percorso che mai come ora appare in salita.
Filippo Navarra