- Non solo i lavoratori e i sindacati, anche Basell, l’azienda più grande insediata nel Polo Chimico di Ferrara si dice preoccupata riguardo alla decisione di spegnere il cracking di Porto Marghera;
- A tal proposito ha scritto una lettera indirizzata al Governo in cui sostiene che gli investimenti attuali di Eni non siano sufficienti per garantire l’approvvigionamento dei siti di Ferrara e Mantova e in cui chiede garanzie e investimenti per assicurare un futuro roseo.
La forte preoccupazione per i risvolti della decisione di Eni di chiudere il cracking di Porto Marghera non riguarda solo i sindacati dei lavoratori Cgil e Uil, ieri protagonisti di uno sciopero generale davanti alla portineria est del Polo Chimico, ma anche Basell, l’azienda più grande insidiata nel sito ferrarese.
Lo scorso 6 maggio la multinazionale ha infatti inviato una lettera al presidente del consiglio Mario Draghi e al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti chiedendo la convocazione di un tavolo a Roma, anche alla presenza dei vertici Eni. Gli argomenti inseriti nella missiva non sono così diversi da quelli dei sindacati, il punto focale è: gli investimenti attuali di Eni per garantire l’approvvigionamento alternativo (via nave) al Polo Chimico di Ferrara non sono sufficienti per assicurare la produzione e mancano prospettive di sistema per il medio e lungo termine.
In particolare Basell, nella lettera firmata dal presidente del Cda Gabriele Mei, chiede “garanzie di continuità e sostenibilità degli approvvigionamenti, senza le quali non saremo in grado di assicurare il futuro di tutti gli asset italiani del Gruppo LyondellBasell (Ferrara e Brindisi) nel lungo termine, inclusi quelli di ricerca e sviluppo nel campo della sostenibilità ambientale, obiettivo che ha da sempre guidato e che continua a guidare ogni nostro sforzo ed energia”.
In riferimento alla chiusura dell’impianto veneto la multinazionale scrive: “Non esistono ad oggi garanzie che l’hub logistico di Marghera possa, nel suo attuale assetto – sia in termini di capacità di scarico che di capacità di stoccaggio – sostenere il flusso di materie prime necessario per la continuità produttiva degli impianti italiani di Basell Poliolefine Italia, complessivamente considerati. Una questione che riguarda circa 2mila lavoratori in tutta la Penisola”.
Basell per il breve termine chiede dunque garanzie sulla struttura logistica di Marghera per l’importazione e la distribuzione del propilene e dell’etilene e sul sistema di pipeline che collega il porto con Ferrara e Mantova e chiede investimenti “per l’ammodernamento ed il potenziamento dell’hub logistico di Marghera idonei ad assicurare la fornitura di propilene via nave con adeguata capacità di scarico e stoccaggio, in particolare la realizzazione di uno stoccaggio criogenico per il propilene con una capacità di 7000 tonnellate”.
Per il medio termine la richiesta è invece quella di un accordo commerciale e di fornitura di almeno 5 anni, mentre sul lungo periodo Basell chiede garanzie sull’intero sistema italiano di produzione di propilene ed etilene, con il mantenimento in marcia degli impianti di cracking attualmente attivi, compreso quello di Priolo Gargallo (Siracusa), che peraltro nel 2027 dovrebbe subire una fermata di manutenzione.
E alla fine la richiesta di Basell ricalca quella già avanzata a più riprese dai sindacati: il Governo, che controlla Eni, deve dare risposte in materia di politica industriale e di produzione chimica in Italia. Risposte che inevitabilmente passano da quel che sta succedendo a Ferrara.
Filippo Navarra