- La situazione del fiume Po non accenna a migliorare, anzi, il suo livello idrometrico è sceso a -2,7 metri rispetto allo zero idrometrico, addirittura più basso di quello di Ferragosto 2021, causando gravi problemi di siccità nei campi;
- A lanciare l’allarme è la Coldiretti: “L’assenza di precipitazioni colpisce i raccolti nazionali in una situazione in cui l’Italia è dipendente dall’estero in molte materie prime”.
Il livello del Po è sceso a -2,7 metri rispetto allo zero idrometrico, un livello addirittura più basso di quello raggiunto a Ferragosto di anno fa, ed è allarme siccità nei campi che colpisce le semine primaverili di riso, girasole, mais e soia, ma anche le coltivazioni di grano, altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali. Il tutto in un momento in cui è necessario garantire la piena produzione a causa della guerra in Ucraina.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla preoccupante situazione del Grande fiume al Ponte della Becca (Pavia) nel momento in cui si aggrava la sete dei campi per l’ondata di caldo che sta stringendo il nostro Paese.
Il questo punto il Po è infatti praticamente irriconoscibile con una grande distesa di sabbia che occupa la parte del letto del fiume fondamentale per l’ecosistema della pianura padana dove “per la mancanza di acqua – precisa la Coldiretti – è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che da origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo”.
“Le difficoltà si estendono però a buona parte della Penisola dove con il picco delle temperature – sottolinea la Coldiretti –manca l’acqua necessaria ad irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico che mette a rischio le produzioni. L’assenza di precipitazioni colpisce i raccolti nazionali in una situazione in cui l’Italia è dipendente dall’estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo”.
Una conferma dei cambiamenti climatici in atto che hanno cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni tanto che la siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti, sempre secondo l’analisi Coldiretti.
“Una situazione di emergenza che – continua l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – riguarda diversi continenti dall’Asia dove in India è stato battuto il record con più di 49°C con pesanti effetti negativi sui raccolti di grano che hanno spinto il governo di Delhi a bloccare le esportazioni ad alcune aree degli Stati Uniti fino all’Europa dove il grande caldo sta colpendo Paesi come Germania, Spagna e Francia con un pesante impatto sulle produzioni agricole”.
In Italia per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato e proposto da Coldiretti e Anbi un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti. “L’idea – conclude Coldiretti – è di realizzare laghetti, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione. Un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, che nell’arco di dieci anni hanno causato 14 miliardi di euro di danni all’agricoltura italiana”.
Filippo Navarra