- Nella giornata di ieri i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato una manifestazione davanti alla prefettura di Ferrara per protestare in vista dell’imminente chiusura del cracking di Porto Marghera, che fornisce il Petrolchimico della città estense;
- Al termine del presidio una delegazione delle sigle sindacali è stata convocata dal prefetto che ha assicurato l’invio di una comunicazione a Roma.
“La chiusura del cracking di Porto Marghera non è solo un problema per i lavoratori della chimica, c’è tutto l’indotto e tutta la filiera, dal biomedicale all’automotive”. Le parole arrivano dai sindacati Cgil, Cisl e Uil che nella giornata di ieri, mercoledì 23 marzo, hanno organizzato, insieme a qualche decina di lavoratori del polo chimico di Ferrara, un presidio davanti alla prefettura. Manifestazione che si è svolta in contemporanea all’incontro tra gli assessori regionali di Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Eni al Mise (Ministero sviluppo economico), per avere rassicurazioni e prospettive diverse.
Un incontro cruciale perché Eni-Versalis ha deciso, già da tempo, che il cracking di Porto Marghera, impianto che fornisce i monomeri al petrolchimico di Ferrara per le sue produzioni, dovrà chiudere a brevissimo, in questa primavera. La preoccupazione è dunque altissima e tutte e tre le segreterie sindacali provinciali hanno chiesto supporto alle loro segreterie confederali nazionali. La speranza è che si arrivi a un proroga e a un nuovo piano industriale che comporti una svolta per il futuro.
“Versalis ha garantito le forniture tramite l’approvvigionamento via nave – spiega Fausto Chiarioni della Filctem-Cgil -, ma gli investimenti e le richieste di autorizzazione per costruire le strutture non ci sono. Non stiamo facendo la transizione energetica – dice ancora Chiarioni, chiaro e tondo – ma chiusura dell’impianto e stiamo mettendo in crisi il sistema della chimica. Oggi non abbiamo alcuna certezza sul futuro del Petrolchimico”. Il concetto è espresso in altri termini da uno degli striscioni presenti: “Se Marghera chiude, a Fe si farà il pane senza la farina”.
Una chiusura che dunque metterebbe in crisi una massiccia fetta di lavoratori dell’economia provinciale. “Alcuni investimenti si fanno in questo territorio perché c’è il Petrolchimico”, spiega Vittorio Caleffi della Uiltec-Uil ed ecco perché “non presidiare questo territorio mette in difficoltà tutte le produzioni, come quella del biomedicale che si fa anche fuori da Ferrara. Il sistema Emilia funziona ma va protetto”.
La manifestazione, aggiunge Luigi Baiano della Femca Cisl, serve per “avere la chiarezza che oggi manca. Le scelte fatte da Eni-Versalis vanno riviste o discusse con le organizzazioni sindacali, con tutte le categorie, perché ci saranno ripercussioni non solo per l’indotto ma per tutta la filiera”.
Una delegazione composta da Chiaroni, Caleffi e Baiano è stata poi ricevuta dal prefetto Rinaldo Argentieri che si è mostrato interessato e partecipe e ha assicurato l’invio di una comunicazione di carattere non solo formale a Roma.
Filippo Navarra