- Non solo la vittima, anche l’autore della sparatoria di ieri, in pieno centro storico di Ferrara, è un dipendente comunale;
- Si tratta di Michele Cazzanti, catturato dalle forze dell’ordine a Cremona. L’uomo si era dato alla fuga dopo aver esploso otto colpi d’arma da fuoco riducendo in fin di vita il collega, ricoverato a Cona nel reparto di rianimazione.
Orrore tra colleghi
Sono due dipendenti del Comune di Ferrara i protagonisti della sparatoria di ieri mattina in piazzetta Schiatti. Nel ruolo di vittima Roberto Gregnanini, 60 anni, funzionario del Protocollo, attualmente ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Sant’Anna di Cona, in condizioni gravissime dopo la delicata operazione all’addome a cui è stato sottoposto. Michele Cazzanti, suo collega nello stesso ufficio, ha invece premuto il grilletto ed è stato catturato nel tardo pomeriggio di ieri a Cremona dopo una fuga durata alcune ore. E’ in stato di fermo per le ipotesi di reato di tentato omicidio aggravato e premeditato, nonché per abuso di armi.
Il tentato omicidio, otto i colpi esplosi, è avvenuto tra le 11:10 e le 11:15 di ieri, all’angolo tra piazzetta Schiatti e via Boccaleone. A terra i carabinieri della scientifica hanno trovato sette bossoli di una pistola calibro 9 e almeno due colpi finiti a terra. Prima di esploderli, Cazzanti ha sopraffatto fisicamente il collega, gettandolo a terra in una breve colluttazione e poi, da sopra gli ha puntato contro l’arma azionando il grilletto. Solo la mano malferma dell’uomo, raccontano alcuni testimoni, avrebbe impedito la tragedia sul posto.
Dopo essere stato colpito all’addome, Gregnanini è riuscito ad alzarsi e a portarsi verso corso Porta Reno, accasciandosi davanti al civico 2, sede di alcuni uffici, dove è stato soccorso da un agente della polizia municipale, prima dell’arrivo dei sanitari del 118. Una volta traportato all’ospedale Sant’Anna è stato operato d’urgenza ma i medici non hanno potuto estrarre il proiettile in corpo in quanto conficcato in un osso. L’uomo ha riportato anche la rottura della milza e ha subito una grave emorragia interna, che ha comportato la necessità di effettuare molte trasfusioni. Le sue condizioni sono critiche e monitorate costantemente.
Cazzanti, incensurato, è stato riconosciuto da foto e video realizzati dai testimoni. Capelli neri con una spruzzata di bianco ai lati, cappotto nero con cappuccio, jeans blu, scarpe sportive nere. La sua foto ha girato nelle app di messaggistica e ha portato verso mezzogiorno ad un intervento della polizia in un bar in via Cortevecchia, nei confronti di un anziano signore, ma è stato solo un falso allarme.
Cazzanti è figlio di Luciano, storico e conosciuto scout spallino deceduto due anni fa. Non è sposato, non ha figli e da tempo vive con la madre. Da quel che emerge dalle prime indagini, vittima e aggressore si conoscevano da diverso tempo. Già vent’anni fa erano stati colleghi all’ufficio Tributi di via Maverna e già allora avevano avuto qualche dissapore per questioni private. Nel 2008 il trasferimento al Protocollo di Cazzanti, seguito qualche anno dopo da Gregnanini.
Increduli i colleghi che descrivono l’aggressore come solitario, gentile e strenuo lavoratore. Nessuno immaginava che detenesse un’arma e che fosse capace di un simile gesto.
Filippo Navarra