- Nella giornata di ieri l’artista di fama internazionale Paolo Baratella è tornato a Ferrara, dove ha vissuto fino al 1959, per presentare il suo libro autobiografico “Davanti allo specchio”;
- Il libro conserva molti ricordi ferraresi, racconta gli anni ribelli di Milano e sua definitiva consacrazione a livello internazionale con esposizioni a Bonn, Berlino, Barcellona, Basilea, Mosca, Parigi, Anversa, Taipei, Toronto, Montreal, S. Francisco e New York.
Ha dipinto il “Risorto” di Santa Francesca Romana, sono suoi gli affreschi della sagrestia della Cattedrale ed è suo l’Albero della vita nell’aula del Commiato della Certosa. Paolo Baratella, artista di caratura internazionale, è tornato ieri nella sua Ferrara, lasciata nel 1959 per trasferirsi a Milano.
Ieri pomeriggio alla biblioteca Ariostea l’artista, classe 1935, introdotto dallo storico dell’arte Lucio Scardino, ha presentato il suo libro autobiografico “Davanti allo specchio” in cui ripercorre decenni di carriera artistica partita proprio nella città estense, dal Dosso Dossi e dall’abitazione di via Bellaria 10. “La ferraresità non si perde, il mio pensiero è sempre qui. Ferrara è una città importante, vedo che si muove”, ha sottolineato Baratella.
L’occasione è stata propizia anche per annunciare la sua prossima opera: un romanzo storico su Cosmè Tura, geniale maestro dell’officina ferrarese del Quattrocento. “Sono rimasto affascinato a osservare le sue ante d’organo nel museo della Cattedrale. Quelle opere folgorarono la mia attenzione e non mi lasciarono mai più. E 22 anni fa, quando dipinsi la sagrestia del duomo, mi ispirai in prevalenza a lui”, ha spiegato l’artista.
L’autobiografia
Il libro conserva molti ricordi ferraresi, la crescita negli ambienti dell’Azione Cattolica, la prima pala d’altare, commissionata per Palazzo Gulinelli e pagata 80mila lire, gli incontri parigini con altri noti artisti ferraresi come Mario Capuzzo e Galileo Cattabriga e con Achille Funi, celebre pittore novecentista, di cui ricorrono quest’anno i 50 anni dalla morte.
E poi gli anni ribelli di Milano, l’azione dirompente degli anni Sessanta, l’arresto per l’occupazione della Triennale, l’attivismo artistico e politico in anni di profondo cambiamento, l’amicizia con nomi celebri come Carrà, Spadari, Manzoni, Castellani. E ancora dal capoluogo lombardo alla consacrazione internazionale, l’ascesa artistica e la fervente attività espositiva tra Bonn, Berlino, Barcellona, Basilea, Mosca, Parigi, Anversa, Taipei, Toronto, Montreal, S. Francisco e New York. Nel mezzo tanti aneddoti, come quella volta a Parigi, dove un suo dittico giudicato scandaloso provocò il sequestro dell’opera, quindi la condanna al rogo: “Me l’hanno bruciato con l’acido muriatico nel cortile della locale questura”, ha ricordato.
Nel pubblico alcuni amici ferraresi: Gianfranco Goberti, Claudio Gualandi. Un pensiero particolare è andato all’amico giornalista, scrittore, poeta Gian Pietro Testa.
“Baratella è un pittore di grande levatura artistica e di grande sofisticheria intellettuale – ha detto Scardino –. La sua è una pittura dal notevole impatto visivo, piena di testi e sottotesti, da ammirare e da riflettere”.
Filippo Navarra